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politico non avessero portato danno alla forza e all’unità dell’impero de’ Saracini, avrebbe bastato una generazione a riempiere il voto dei Musulmani mietuti dalla guerra civile. Nella proscrizione degli Ommiadi, Abdalrahman, giovanetto arabo della stirpe reale, era il solo che si fosse salvato dal furor dei nemici, e fu inseguito dalle rive dell’Eufrate sino alle valli del monte Atlante. La sua giunta nelle vicinanze della Spagna rianimò lo zelo della fazione dei Bianchi. Sino a quel punto erano stati soli i Persiani ad immischiarsi nella causa degli Abbassidi; l’occidente non avea partecipato poco nè punto alla guerra civile, e i servi della famiglia cacciata dal trono vi possedeano tuttavia, ma precariamente, le proprie terre, e gli impieghi del governo. Fortemente riscaldati dalla gratitudine, dallo sdegno e dal timore indussero il nipote del Califfo Hashem ad occupare il soglio de’ suoi antenati. Nella disperata condizione in cui era, non potea ricevere altro consiglio da un’estrema temerità, nè da un’estrema prudenza. Dalle acclamazioni del popolo fu salutato il suo arrivo sulla costa d’Andalusia, e dopo più tentativi, coronati dal buon esito, fondò Abdalrahman il trono di Cordova, e fu il ceppo degli Ommiadi di Spagna, che per più di due secoli e mezzo regnarono dalle rive dell’Atlantico sino alle montagne de’ Pirenei1. Uccise egli in un combattimento un Luogo-tenente degli Abbassidi, venuto con una squadra ed un esercito ad assalire

  1. Si consulti sulla rivoluzione di Spagna, Rodrigo di Toledo (c. 18, pag. 34, ec.), la Bibliotheca arabico-hispana (t. II, p. 30, 198) e Cardonne (Hist. de l’Afriq. et de l’Esp., (t. I, p. 180-197, 205, 272, 323, ec.).