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pressi gli Orientali dalla forza e dalla statura dei Germani, i quali con indomito cuore, e con mani di ferro1 assicurarono la libertà civile e religiosa della loro posterità. Il soprannome di Martello, che fu dato a Carlo, prova abbastanza il peso de’ suoi colpi intollerabili. Il risentimento e l’emulazione avvivarono il valore di Eude, e, agli occhi dell’istoria, i lor compagni d’armi sono i veri Pari, i veri Paladini della cavalleria francese. Si combattè sino all’ultimo chiarore di giorno; cadde ucciso Abderamo, e i Saracini si ritrassero entro il lor campo. Nella confusione e nella disperazion della notte, le varie tribù dell’Yemen e di Damasco, dell’Affrica e della Spagna si lasciarono trasportare dalla rabbia sino a rivolger le armi le une contro l’altre; gli avanzi dell’esercito improvvisamente si dissiparono, ed ogni Emir, più non pensando che alla propria sicurezza, fece precipitosamente la sua particolare ritirata. Allo spuntar dell’alba, tanta quiete del campo Saracino fu da prima considerata dai cristiani vittoriosi per una insidia. Pure sulle notizie avute dalle spie, si avventurarono finalmente ad accostarsi per veder le ricchezze lasciate nelle tende già vuote; ma, eccetto qualche famosa reliquia, non tornò in mano ai legittimi proprietari che una piccola porzione di bottino. Ben presto si sparse la gran nuova nel Mondo cattolico, e i monaci d’Italia asserirono e credettero che il martello di Carlo aveva accoppato trecentocin-

  1. Gens Austriae membrorum preeminentia valida, et gens Germana corde et corpore praestantissima, quasi in ictu oculi manu ferrea et pectore arduo Arabes extinxerunt. (Rodrigo di Toledo, c. 14).