Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano X.djvu/34

28 storia della decadenza

mente questa partita di vendetta1. Siffatta inclinazion micidiale, che non conosce nè pietà, nè indulgenza, è stata peraltro temperata dalle massime dell’onore, che vuole in ogn’incontro privato una specie d’eguaglianza d’età e di forza, di numero e d’armi. Prima di Maometto, celebravano gli Arabi un’annua solennità per due o quattro mesi, durante la quale, dimenticando le nimicizie straniere o domestiche, lasciavano religiosamente in riposo le armi, e questa tregua parziale ci offre meglio l’idea delle loro abitudini di anarchia e di ostilità2.

Ma questo ardore di rapina e di vendetta era mitigato dal commercio, ed anche dal gusto per la litteratura. I popoli più civili del Mondo antico circondano la penisola solitaria in cui giace l’Arabia; il mercadante è amico di tutte le nazioni, e le caravane annuali recavano alle città, ed anche ne’ campi del deserto, i primi albori di luce, e i primi semi di gentilezza. Qualunque siasi la genealogia degli Arabi, derivò la lor lingua della fonte medesima dell’ebrea, della siriaca, della caldaica: le diversità

  1. Niebuhr (Description, p. 26-31) espone la teorica e la pratica moderna degli Arabi nel vendicare l’assassinio. Si può riscontrare nel Coran (c. 2, p. 20; c. 17, p. 230), colle osservazioni di Sale, l’indole più rozza dell’antichità.
  2. Procopio (De bell. Pers. l. I, c. 16) assegna i due mesi di pace verso il solstizio estivo; ma gli Arabi ne contan quattro, il primo mese dell’anno, il settimo, l’undecimo, e il duodecimo, e pretendono che in una lunga serie di secoli non sia mancata questa tregua che quattro o sei volte (Sale, Disc. prélim., p. 147-150, e Note sul nono Capitolo del Corano, p. 154, etc.; Casiri, Bibl. hispano-arabica, t. II, p. 20, 21).