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dell'impero romano cap. lii. 325

nomavasi Teodosio, e poteva pel suo nome piacere al senato ed al popolo; ma dopo un regno di alcuni mesi sdrucciolò dal trono in un chiostro, e cesse al braccio ben più vigoroso di Leone Isaurico l’onore di difendere la capitale e l’impero. Già già il più formidabile dei Saracini, Moslemah, fratello del Califfo, si avvicinava con cento ventimila tra Arabi e Persiani, la maggior parte dei quali montava cavalli o cammelli; e ben durarono lungamente gli assedi di Tiane, di Amorio, e di Pergamo, piazze che furono prese, ad esercitare la lor arte, e a crescerne le speranze. Nel noto passaggio d’Abido sull’Ellesponto per la prima volta tragittarono i Musulmani dall’Asia in Europa. Di là girando attorno le città della Tracia, situate sulla Propontide, andò Moslemah ad investire Costantinopoli dalla parte di terra: cinse il suo campo di fossa e di muro; appostò le sue macchine d’assedio, e ammonì, colle parole e le azioni, che se pari alla sua fosse l’ostinazione degli assediati, aspetterebbe in quel sito pazientemente il ritorno della stagion delle semine e del ricolto. Fecero i Greci della capitale la proferta di redimere la propria religione e l’impero con una menda o contribuzione d’una pezza d’oro per testa: ma questa magnifica offerta fu sdegnosamente ributtata, e l’arrivo delle navi dell’Egitto e della Sorìa sempre più raddoppiò la presunzione di Moslemah. Si è computato il numero delle navi a mille e ottocento, dal che si può argomentare quanto erano piccole, e venivano con loro venti vascelli in cui la grandezza facea danno alla celerità, e che per altro non conteneano che cento soldati armati pesantemente. Questa numerosa squadra procedea verso il Bosforo sopra un mare tranquillo, con vento favo-