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dell'impero romano cap. lii. | 323 |
Se questo cangiamento originò l’invenzione o stabilì l’usanza delle cifre, appellate comunemente arabiche o indiane, avvenne che poi con un regolamento di computisteria, immaginato dai Musulmani, si aprisse il campo alle più rilevanti scoperte dell’aritmetica, dell’algebra e delle matematiche1.
[A. D. 716-718] Mentre che il Califfo Walid sonnecchiava sul trono di Damasco, e dai suoi Luogo-tenenti si compiea la conquista della Transoxiana e della Spagna, un terzo esercito di Saracini inondava le province dell’Asia Minore e s’accostava a Bisanzio. Ma il tentativo ed il cattivo esito d’un secondo assedio era riserbato al suo fratello Solimano, sospinto, per quanto pare, da più operosa ambizione e da un ardir più marziale. Negli sconvolgimenti dell’impero Greco, dopo che fu punito e vendicato il tiranno Giustiniano, un basso segretario, cioè Anastasio o Artemio, fu dall’accidente o dal suo merito vestito della porpora. Sorvennero presto a spaventarlo le nuove di guerra, avendogli l’ambasciatore, da lui spedito a Da-
- ↑ Secondo un nuovo sistema assai probabile, messo in campo dal signor di Villoison (Anecdota Graeca, t. II, p. 152-157), le nostre cifre non furono inventate nè dagli Indiani, nè dagli Arabi, ma erano usate dagli aritmetici greci e latini molto prima del secolo di Boezio. Quando sparvero le lettere dall’occidente, quelle cifre furono adoperate dagli Arabi che traduceano i manoscritti originali, e i Latini le usarono di nuovo verso l’undecimo secolo.
di scrivere in greco i registri pubblici dei conti, ma d’indicarli in lettere arabe separatamente, poichè era impossibile scrivere l’unità, la dualità, il terno, l’otto e mezzo, o il tre in quella lingua. (Teofane, Chronograph., p. 314). Questo difetto, se v’era realmente, avrà stimolato gli Arabi ad inventare, o a pigliare in prestito un altro metodo.