318 |
storia della decadenza |
|
e assodato il trono, volle colle vittorie, e il vanto di questa santa impresa, espiare il sangue de’ cittadini versato nelle guerre intestine1. Gli apparecchi che fece in mare e in terra furono adeguati alla grandezza della spedizione; ne fu affidato il comando a Sophian, vecchio guerriero; ma furono rincorate le soldatesche dalla presenza e dall’esempio d’Yezid, figlio del comandante de’ fedeli. Poco aveano i Greci a sperare, poco i lor nemici a temere dal coraggio e dalla vigilanza dell’Imperatore che deturpava il nome di Costantino, e non imitava del suo avo Eraclio se non se gli anni che aveano ottenebrata la sua gloria. Senza essere arrestate, e senza incontrare ostacolo, le forze navali de’ Saracini passarono il canale dell’Ellesponto, che pur oggi dai Turchi è considerato come il baloardo posto dalla natura a difesa della capitale2. L’armata araba gittò l’ancora, e sbarcarono le milizie presso il palazzo di Hebdomon, distante sette miglia della Piazza. Dall’alba sino a notte fecero
- ↑ V. sul primo assedio di Costantinopoli Niceforo (Breviar., p. 21, 22), Teofane (Chronograph., p. 294), Cedreno (Compend., p 437), Zonara (Hist., t. II, l. XII, p. 89), Elmacin (Hist. Saracen., pag. 56, 57), Abulfeda (Annal. Moslem., p. 107, 108, vers. Reiske), d’Herbelot (Biblioth. orient., Constantinah), Ockley (Hist. of the Saracens, v. II, p. 127, 128).
- ↑ Si troverà lo stato e la difesa dei Dardanelli nelle Memorie del Barone di Tott (tom. III, pag 39-97), che era stato inviato per fortificarli contro i Russi. Mi sarei aspettato da un attore de’ principali qualche più esatta particolarità: ma pare che egli scriva più per dilettare che per istruire i lettori. Forsechè quando s’accostarono gli Arabi, il ministro di Costantino, come quello di Mustafà, non fosse distratto a trovare due canarini che cantassero precisamente la stessa nota.