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dell'impero romano cap. li. |
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accompagnata da persecuzioni e da resistenza. Fu generale, poichè fu l’Islamismo abbracciato da tutto il regno, cominciando da Shiraz sino a Samarcanda, mentre la lingua del paese, conservata dai Musulmani di quella regione, prova la loro origine persiana1. Da parecchi miscredenti, dispersi nelle montagne e nei deserti, fu ostinatamente difesa la superstizione dei loro antenati, e rimane una debole tradizione della teologia dei Magi nella provincia di Kirman, sulle sponde dell’Indo, fra i persiani che stanno a Surate e nella colonia fondata presso Ispahan da Shah Abbas. Il gran pontefice si è ritirato nel monte Elbourz, diciotto leghe distante dalla città di Yezd. Il fuoco perpetuo, se continua ad ardere, è inaccessibile ai profani, ma i Guebri, che nelle fattezze uniformi e molto grossolane attestano la purezza del sangue loro, vanno in peregrinazione a visitare il domicilio di quel pontefice che è lor maestro ed oracolo. Colà ottantamila famiglie conducono una vita tranquilla e innocente sotto la giurisdizione de’ vecchi, e con alcuni lavori industriosi e con le arti meccaniche provvedono alla sussistenza, non trascurando di coltivare la terra con quello zelo che, come dovere, è loro inspirato e prescritto dalla religione. Il volere dispotico di Shah Abbas, il quale pretendea con minacce e torture forzarli a consegnargli i libri di Zoroastro, fu
- ↑ L’ultimo Mago, che abbia avuto un nome e qualche autorità, sembra essere Mardavige-il-Dilemita, che nel decimo secolo regnava nelle province settentrionali della Persia situate presso il mar Caspio (d’Herbelot, Biblioth. orient., p. 355); ma i Bovidi, suoi soldati e successori, professarono l’Islamismo, oppure l’abbracciarono, ed io porrei la caduta della religione di Zoroastro al tempo della loro dinastia (A. D. 933-1020).