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storia della decadenza |
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di Herat, di carattere austero e d’età matura, giuravano con voce unanime che mai non aveva esistito il tempio del Fuoco. Allora non vi fu più modo per continuare l’inquisizione del fatto, e la coscienza de’ Musulmani, scrive lo storico Mirchond1, non ebbe rimorso di questo suo pio e meritorio spergiuro2. Il più gran numero per altro dei templi della Persia andò in rovina per la diserzione accaduta a poco a poco, ma generale, di quelli che li frequentavano. Fu la diserzione fatta a poco a poco, poichè non se ne sa nè il tempo nè il luogo, e non pare che fosse
- ↑ Mirchond (Mohammed emir Khoondah Shah), nativo di Herat, compose in lingua persiana una storia generale dell’oriente, dalla creazione del Mondo sino all’anno ottocento settantacinque dell’Egira (A. D. 1471). Nell’anno 904 (A. D. 1498), fu fatto bibliotecario del principe, e con questo soccorso pubblicò in sette o dodici parti un’opera che fu commentata, e poi fu ridotta in tre volumi dal suo figlio Condemiro (A. E. 927, A. D. 1520). Petit de la Croix (Hist. de Gengis-Khan, pag. 537, 538, 544, 545) accuratamente ha distinto questi due scrittori confusi dal d’Herbelot (pag. 358, 410, 994, 995). I molti estratti da quest’ultimo pubblicati sotto il nome di Condemiro appartengono al padre piuttosto che al figlio. Lo storico di Gengis-Khan rimanda il lettore ad un manoscritto di Mirchond datogli dal suo amico d’Herbelot. Ultimamente fu stampato in Vienna, 1782, in quarto, cum notis di Bernardo di Jenisch, un curioso frammento in persiano ed in latino (le dinastie Taheriana e Soffariana), e l’editore dà speranza di continuare l’opera di Mirchond.
- ↑ Quo testimonio boni se quidpiam praestitisse opinabantur. Mirchond per altro avrà condannato questo zelo, giacchè approvava la tolleranza legale dei Magi, cui (il tempio del Fuoco) peracto singulis annis censu, uti sacra Mohammedis lege cautum, ab omnibus molestiis ac oneribus libero esse licuit.