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302 | storia della decadenza |
l’Islamismo poteano i prigionieri, fatti sul campo di battaglia, redimersi dalla morte; le donne peraltro doveano adattarsi alla religione de’ padroni, e così, per l’educazione che davasi a’ figli de’ prigionieri, andava a poco a poco crescendo il numero de’ proseliti sinceri. Ma dalla seduzione per avventura più che dalla forza furono vinti que’ milioni di neofiti dell’Affrica, i quali si dichiararono pronti a seguire la novella religione. Con un atto di poco momento, con una semplice profession di fede, in un istante il suddito o lo schiavo, il prigioniero o il delinquente diveniva uom libero, eguale e compagno de’ Musulmani vittoriosi. Espiati erano tutti i suoi peccati, infranti tutti i suoi impegni anteriori: a’ voti di castità sostituivansi le inclinazioni della natura; la tromba de’ Saracini svegliava gli spiriti ardenti sopiti nel chiostro, e in quella generale convulsione ogni Membro d’una nuova società si collocava in quella situazione, che a’ suoi talenti e al suo coraggio si conformava. Non era minore l’impressione che faceva su la moltitudine la felicità promessa da Maometto nell’altra vita, di quel che i piaceri in questa permessi; e vuol carità che si pensi, che da buon numero de’ suoi proseliti si credesse lealmente alla verità e santità della sua rivelazione, la quale di fatto, ad un politeista ragionatore, potea parere degna della natura divina, non che dell’umana. Più pura del sistema di Zoroastro,
latri, o Sabei di Charra, sta chiaramente indicata la distinzione che facevasi tra una Setta proscritta e una tollerata, tra gli Harbii, e il popolo del libro, ossia i credenti d’una rivelazione divina (Hottinger, Hist. orient., p. 107, 108).