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dell'impero romano cap. li. |
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il clima, il suolo e le produzioni minerali1. Nello spazio di due secoli, l’agricoltura2, le manifatture e il commercio d’un popolo illustre crebbero vie meglio le beneficenze della natura, e gli effetti della operosità degli Arabi furono anche abbelliti dalla oziosa loro fantasia. Il primo degli Ommiadi che regnò in Ispagna chiese in sussidio i cristiani; e col suo editto di pace e di protezione si tenne contento ad un modico tributo di diecimila oncie d’oro, di diecimila libbre d’argento, di diecimila cavalli, di altrettanti muli, di mille corazze e d’un ugual numero di elmetti e di lancie3. Il più possente dei suoi successori ricavò dallo stesso
- ↑ Cardonne, Histoire de l’Afrique et de l’Espagne, t. I, p. 116, 119).
- ↑ Si vede nella biblioteca dell’Escuriale un lungo trattato d’agricoltura composto da un Arabo di Siviglia nel dodicesimo secolo, e Casiri aveva l’intenzione di tradurlo. Reca una lista degli autori Arabi, Greci, Latini, ec. che vi sono citati; ma è molto senz’altro se lo scrittore di Andalusia abbia conosciuto gli ultimi per l’opera del suo concittadino Columella (Casiri, Bibl. arabico-hispana, t. I, p. 323-338).
- ↑ Bibl. arabico-hispana, t. II, p. 104. Casiri traduce la testimonianza originale dello storico Rasis, tal quale si trova nella Biographia hispanica araba, part. 9; ma stupisco altamente vedendola diretta Principibus coeterisque christianis Hispanis suis Castellae. Questo nome Castellae era ignoto all’ottavo secolo, non avendo cominciato il regno di Castiglia che nel 1022, un secolo dopo Rasis (Bibl. t. II, p. 530); e quel nome indicava non una provincia tributaria, ma una serie di castella non soggette a’ Mori (d’Anville, Etats de l’Europe, pag. 166-170). Se Casiri fosse stato buon critico, avrebbe forse schiarito una difficoltà a cui ha dato egli per avventura occasione.