Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano X.djvu/299


dell'impero romano cap. li. 293

e sottoscritto da quattro testimoni Musulmani1„. Tanto Teodemiro che i suoi sudditi furono trattati con singolare dolcezza; ma pare che la rata del tributo variasse dal decimo al quinto, a seconda della docilità od ostinazione dei cristiani2. In questa rivoluzione ebbero essi molto a soffrire dalle passioni naturali e religiose degli Arabi, i quali profanarono varie chiese, e qualche volta presero per idoli le reliquie e le immagini. Alcuni ribelli furono passati a filo di spada, ed una città situata fra Cordova e Siviglia, della quale non conosciamo il nome, fu rasa sino alle fondamenta. Se per altro si paragonano queste violenze con quelle commesse dai Goti, quando invasero la Spagna, o alle altre che accadero quando i re di Castiglia e d’Aragona la ripigliarono, con-

  1. V. questo trattato, in arabo e in latino, nella Bibliotheca arabico-hispana, tom. II, pag. 105, 106. Ha la data del 4 del mese Regeb, A. II. 94, cioè 5 aprile A. D. 713, il che sembra che prolunghi la resistenza di Teodemiro e il governo di Musa.
  2. Il Fleury (Hist. eccles., t. IX, p. 261) ha dato, seguendo l’istoria di Sandoval (p. 87), l’estratto d’altra convenzione segnata A. AE. c. 115 A. D. 734, tra un Capo Arabo ed i Goti e Romani del territorio di Coimbra nel Portogallo. Quivi si fissa la contribuzione delle chiese a venticinque libbre d’oro, quella dei monasteri a cinquanta, delle cattedrali a cento; si dichiara che i cristiani saran giudicati dal loro conte, ma che, negli affari capitali, questi dovrà consultare l’Alcade; che le porte della chiesa saranno chiuse, e i cristiani rispetteranno il nome di Maometto. Non ho sott’occhio l’originale per decidere se sia fondato o no il sospetto che questo scritto sia stato inventato per introdurre le immunità d’un convento del paese.