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dell'impero romano cap. li. 285

[A. D. 711] Erasi tanto ingolfato il conte Giuliano nei delitti e nell’infamia, che più non ponea speranza in altro che nella total ruina della patria. Dopo la battaglia di Xeres, consigliò al general Saracino le operazioni che terminar dovevano nel più sicuro modo il conquisto. „Il re dei Goti è perito, gli disse, i principi sono in fuga, l’esercito sconfitto, sbigottita la nazione: spedite distaccamenti ad assicurarsi delle città della Betica; ma quanto a voi, marciate in persona e senza indugio alla città reale di Toledo, e non lasciate ai cristiani già scompigliati il tempo o la quiete necessaria ad eleggere un nuovo monarca.„ Tarik seguì questo parere. Un prigioniero Romano che abbracciato avea l’Islamismo, e che era stato liberato dal Califfo medesimo, andò ad assalire Cordova con settecento cavalieri, guadò il fiume a nuoto e sorprese la città; i cristiani rifuggiti entro una chiesa si difesero più di tre mesi. Da un altro distaccamento fu sottomessa la costa meridionale della Betica, la quale, negli ultimi giorni della potenza dei Mori, formava il piccolo ma popoloso reame di Granata. Tarik dal Beti si trasferì verso il Tago1; attraversando la Sierra Morena, che

    che Rodrigo riposasse in una cella d’un Eremita; altri dicono che fu chiuso vivo in una botte piena di serpenti, e che esclamò con grido lamentevole: „Sono straziato nella parte ove tanto peccai!„ (Don Chisciotte, part. II, l. III, c. I).

  1. Il sig. Swinburne ha speso settantadue ore e mezzo per andare sopra le mule da Cordova a Toledo per la via più breve. Debbe abbisognare più tempo alle mosse lente e deviate d’un esercito. Attraversarono gli Arabi la provincia della Mancia, divenuta pei lettori di tutte le nazioni una terra classica sotto la penna di Cervantes.