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dall’infanzia ogni cristiano apprendeva a pronunciare con orrore e spavento.

Quando gli uomini vivono sommessi ad una tirannide interna, invano si rallegrano della lor nativa independenza; ma l’Arabo personalmente è libero, e per qualche rispetto gode i beni sociali senza rinunciare a’ dritti della natura. In ogni tribù, la gratitudine, la superstizione, o la fortuna sollevarono una famiglia particolare sopra dell’altre. Le dignità di Scheik e d’Emir si trasmettono in modo invariabile a questa razza eletta; ma l’ordine di successione è precario e poco determinato, e al personaggio più degno o più avanzato d’età in quella nobile famiglia si conferisce l’officio semplice, ma rilevante, di terminare coi suoi consigli le liti, e di guidare coll’esempio la bravura della nazione. Fu permesso ancora ad una donna valente e coraggiosa di comandare a’ concittadini di Zenobia1. Dalla momenta-

    largo, fu ridicolamente derivato da Sarah, moglie d’Abramo; e in un modo assai oscuro dal villaggio di Saraka μετα Ναβαταιους fra i Nabatei (Stephan., De urbibus), ma più plausibilmente da vocaboli arabici, che significano un naturale disposto al ladroneccio, o che denotano la loro situazione all’Oriente (Hottinger, Hist. orient., lib. I, c. I. p. 7, 8; Pocock, Specimen, p. 33-35; Assemani, Bibl. orient. t. IV, p. 567). Ma l’ultima e la più ammessa di tali etimologie è confutata da Tolomeo (Arabia, p. 2, p. 18, in Hudson, t. IV), che segna espressamente la situazione occidentale e meridionale de’ Saraceni, che allora erano una tribù oscura stanziata su le frontiere dell’Egitto. Questa denominazione adunque non può riferirsi al carattere nazionale; e poichè fu data da forestieri, convien cercarne l’origine non già nella lingua araba, ma in una straniera.

  1. Saraceni .... mulieres aiunt in eos regnare. (Expo-