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dell'impero romano cap. li. | 269 |
pianura di sabbia le vestigia di una città romana. I legumi che consuma Cairoan vengono da lungi, e mancando le sorgenti nel circondario sono astretti gli abitanti a raccogliere in cisterne e serbatoi l’acqua piovana. Ma l’industria d’Akbah vinse ogni ostacolo; segnò un recinto di tremila e seicento passi di contorno, e lo circondò d’un muro di mattoni, e in men di cinque anni si vide sorgere intorno al palagio del governatore un numero sufficiente di case private. Fu fabbricata una spaziosa moschea sostenuta da cinquecento colonne di granito, di porfido e di marmo di Numidia, e divenne Cairoan la sede del sapere come del governo. Ma non pervenne a questo grado di gloria che nei tempi posteriori. Le sconfitte d’Akbah e di Zobeir diedero un gran crollo alla nuova colonia, e per le dissensioni civili della monarchia degli Arabi furono interrotte le imprese verso occidente. Il figlio del prode Zobeir ebbe a sostenere contro la casa degli Ommiadi una guerra di dodici anni e un assedio di sette mesi. Vuolsi che Abdallah accoppiasse in sè la ferocia del leone e l’astuzia della volpe; ma se fu erede del coraggio paterno, nol fu punto della generosità1.
[A. D. 692-698] Il ritorno della pace nell’interno dell’impero concedette al califfo Abdalmalek agio a terminare la con-
- ↑ Oltre le cronache arabe d’Abulfeda, d’Elmacin, e d’Abulfaragio pel settantesimoterzo anno dell’Egira, si possono consultare d’Herbelot (Bibl. orient. p. 7) ed Ockley (Hist. of the Saracens, vol. II, p. 339-349). Ockley riferisce in modo patetico l’ultimo colloquio d’Abdallah e di sua madre, ma dimenticò un effetto fisico del dolore da lei provato alla morte del figlio: il ritorno cioè, e le funeste conseguenze dei suoi mestrui in età di novant’anni.