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storia della decadenza |
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uso de’ fedeli le composizioni profane degli storici o de’ poeti, dei medici o dei filosofi1. Convien forse supporre nei primi successori di Maometto un fanatismo più distruttore: ma in questo caso avrebbe dovuto finir presto l’incendio per mancanza di materiali. Non rianderò qui tutti gli accidenti sofferti dalla biblioteca d’Alessandria, non l’incendio involontariamente cagionatovi da Cesare nel difendersi2, non il pernicioso fanatismo de’ Cristiani che badavano di distruggere i monumenti dell’idolatria3. Ma se discendiamo poi dal secolo degli Antonini a quello di Teodosio, una serie di testimonianze contemporanee ci avviserà, che il palagio del re e il tempio di Serapide non conteneano più li quattro o settecentomila volumi raccoltivi dal buon gusto e dalla magnificenza de’ Tolomei4. Forse la metropoli o la residenza dei Patriarchi
- ↑ V. Reland, De Jure militari Mohammedanorum nel terzo volume delle Dissertazioni p. 37. Non si vuole che siano arsi i libri de’ Giudei e de’ Cristiani pel rispetto che si debbe al nome di Dio.
- ↑ Si consultino le Raccolte del Freinsheim (Supplément de Tite-Live, c. 12-43) e dell’Usserio (Annal. pag. 469). Scrive Tito Livio parlando della biblioteca d’Alessandria: Elegantiae regum curaeque egregium opus, elogio dettato da un animo nobile, e vivamente criticato dal rigido stoicismo di Seneca (De tranquillitate Animi, c. 9) il sapere del quale degenera spesso sino a sragionare.
- ↑ V. il capitolo XXVIII di quest’opera.
- ↑ Aulo Gelio (Nuits attiques VI, 17), Ammiano Marcellino (XXII, 16) e Orosio (l. VI, c. 15); parlan tutti in tempo passato, e le parole d’Ammiano son da notarsi: fuerunt Bibliothecae innumerabiles: et loquitur monumentorum veterum concinens fides, etc.