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dell'impero romano cap. li. 247

volte, e non vi ha un erudito che con un santo sdegno non abbia deplorato questo irreparabile annientamento del sapere, delle arti e del senno dell’antichità. Per me sono assai tentato a negare il fatto e le conseguenze. Quanto al fatto, non v’ha dubbio, è sorprendente. „Udite e stupite„, dice lo storico anch’esso, e l’asserzione isolata d’un forestiere, che sei secoli dopo scorreva sui confini della Media, è bilanciata dal silenzio di due Annalisti d’un tempo anteriore, entrambi originari di Egitto, il più antico de’ quali, cioè il patriarca Eutichio, ha molto minutamente narrata la conquista d’Alessandria1. Il rigido decreto d’Omar ripugna ai precetti più fermi, e più ortodossi de’ casisti Musulmani2, i quali dichiarano formalmente che non è lecito giammai dare alle fiamme i libri religiosi de’ Giudei e dei Cristiani, ancor che si acquistino per dritto di guerra, e che si possono legittimamente impiegare ad

    talogo dei moderni che credettero e stupirono: ma debbo citare con elogio lo scetticismo ragionevole di Renaudot (Hist. Alex. patriar., p. 170; Historia..... habet aliquid απιστον (incredibile) ut Arabibus familiare est).

  1. Indarno si cercherà questo aneddoto curioso negli annali d’Eutichio e nella storia de’ Saraceni d’Elmacin. Il silenzio d’Abulfeda, di Matardi, e d’una folla di Musulmani dee produrre minor effetto, perchè non conoscevano la letteratura de’ Cristiani.
  2. È vero che ortodosso, in sostanza, non vuol dir altro che uomo di retta opinione; è vero che gli Arabi maomettani credevano che la loro opinione religiosa fosse tale, a quindi era ortodossa rispetto a loro; ma, secondo la teologia nostra, il vocabolo ortodosso può soltanto adoperarsi parlando de’ Cattolici, ed è assai male applicato ai Maomettani. (Nota di N. N.)