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dell'impero romano cap. li. | 241 |
Menfi in Alessandria, e in questo viaggio confidò tanto nell’affetto e nella gratitudine degli Egiziani, che non pigliò veruna precauzione per la propria sicurezza: al suo avvicinarsi si restauravano le strade ed i ponti, e per tutta la via fu generale la premura di fornirgli i viveri, e di informarlo di quanto accadea. Universale fu la diserzione, e i Greci d’Egitto, che appena ugualiavan la decima parte degli abitanti nativi, non furono in caso d’opporre la menoma resistenza: erano stati sempre odiati, e non erano più temuti: più non osava il magistrato comparire in tribunale, nè il vescovo mostrarsi all’altare: le guarnigioni lontane furono sopraprese, o affamate dai paesani. Se non avesse il Nilo offerta un’agevole e pronta comunicazione col mare, non sarebbesi salvato alcuno di coloro che per nascita, lingua, impiego e religione erano collegati coi Greci.
La ritirata loro nell’alto Egitto avea riunito gran soldatesca nell’isola di Delta; dai canali del Nilo, naturali e artificiali, era formata una serie di posti vantaggiosi, e agevoli alla difesa: e per giungere in Alessandria i Saraceni vittoriosi spesero ventidue giorni, ne’ quali diedero molte battaglie generali e particolari. Negli annali dei loro conquisti, non s’incontra per avventura un’impresa più rilevante e difficile dell’assedio d’Alessandria1. Questa città, primo
- ↑ Il primario tra i Geografi, il d’Anville (Mémoires sur l’Egypte, p. 52, 63), ci ha data la descrizion locale d’Alessandria; ma ne dobbiam cercar alcune particolarità ulteriori ne’ viaggiatori moderni: non citerò che Thevenot (Voyage au Levant, part. I, p. 381-395); Pocock (vol. I, p. 2-13); Niebuhr (Voyage en Arabie, t. I, p. 34-43); due viaggi