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dell'impero romano cap. li. 225

Fenicia. Tripoli e Tiro furono consegnate per tradimento, e da un navile di cinquanta bastimenti da trasporto, che senza diffidare entravano nei porti allora dal nemico occupati, ebbero i Musulmani un utile rinforzo d’armi e di munizioni: ben presto ebber fine le loro fatiche per l’inaspettata resa di Cesarea. Il figlio d’Eraclio s’era imbarcato nella notte1, e, vedendosi abbandonati, comperarono i cittadini il perdono al prezzo di dugentomila pezze d’oro. Le altre città della provincia Ramlah, Tolomeide o Acri, Sichem o Neapoli, Gaza, Ascalona, Berita, Sidone, Gabala, Laodicea, Apamea e Jerapoli, non osarono lungamente resistere ai voleri del conquistatore; e la Sorìa piegò il collo sotto lo scettro dei Califfi, sette secoli dopo il tempo in cui Pompeo ne privò l’ultimo dei re Macedoni2.

[A. D. 633-639] Gli assedi, e le fazioni di sei campagne avean costata la vita a migliaia di Musulmani. Morivan come martiri ebbri di gloria e di allegrezza, e da queste pa-

  1. Nel buio dell’oscura ed inesatta cronologia di questi tempi ho per guida un monumento autentico (che sta nel libro delle cerimonie di Costantino Porfirogenito) il quale attesta, che il 4 giugno, A. D. 638, l’imperatore coronò nel palagio di Costantinopoli Eraclio suo figlio cadetto alla presenza di Costantino suo figlio primogenito, e che il 1 gennaio, A. D. 639, i tre principi andarono alla gran chiesa, e il 4 all’Ippodromo.
  2. Sessantacinque anni prima di Cristo, „SYRIA Pontusque monumenta sunt Cn. Pompeii virtutis„ (Vell. Paterculus, II, 38), o piuttosto della sua fortuna e potenza: dichiarò provincia romana la Sorìa: e gli ultimi dei principi Seleucidi furono inetti ad armare un sol braccio in difesa del lor patrimonio (V. i testi originali raccolti dall’Usserio. Annal., p. 420).