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dell'impero romano cap. l | 17 |
difficile navigazione del mar Rosso. I cammelli de’ Koresheiti ritornavano da’ mercati di Saana e di Merab, e da’ porti di Oman e d’Aden, carichi d’aromi preziosi. Le fiere di Bostra e di Damasco fornivano biada alla Mecca, e lavori dell’industria loro: queste lucrose permute portavano l’abbondanza e la ricchezza nelle contrade di quella città, e i più nobili de’ suoi figli accoppiavano l’amor delle armi alla profession del commercio1.
I forestieri e i nativi del paese discorsero con grandi elogi dell’independenza perpetua degli Arabi, e parecchi artificiosi controversisti hanno trovato2 in quello stato singolare, ma naturale, una profezia ed un miracolo in favore della posterità d’Ismaele3.
- ↑ Mirum dictu ex innumeris populis pars aequa in commerciis aut latrociniis degit (Plinio, Hist. nat., VI, 32). Vedi il Koran di Sale, Sura 106, p. 503; Pocock, Spec., p. 2; d’Herbelot, Bibl. orient., p. 361; Prideaux, Vie de Mahomet, p. 5; Gagnier, Vie de Mahomet, t. 1, p. 72-120, 126. etc.
- ↑ La Genesi, al capo 16, v. 12, dice: hic erit ferus homo: manus ejus contra omnes, et manus omnium contra eum, et e regione universorum fratrum suorum figet tabernacula. Qui nel dato carattere d’Ismaele possono considerarsi descritti profeticamente i suoi discendenti, gli Arabi, dati a regolare ladroneccio, e dimoranti poco lungi della Palestina; non sono artificiosamente contorti i sensi della Genesi; non si potrebbe per altro spiegare il manus omnium contra eum che col riferirlo all’essere stata l’Arabia alcune volte invasa da armate tartare, e persiane; ma ciò potrebbe pur dirsi di tanti altri Stati. (Nota di N. N.)
- ↑ Un dottor anonimo (Univers. History, vol. XX, edit. in-8) ha ricavato dall’independenza degli Arabi una dimostrazione formale della verità del cristianesimo. Può un critico primieramente negare i fatti, e poi disputare sul senso del