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dell'impero romano cap. li. |
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sua conquista. Il bravo Joukinna, che s’era dato a conoscere per un nemico sì formidabile, divenne un utile e zelante proselita; e il general dei Saraceni dimostrò i riguardi che avea pel merito, in qualunque condizione lo trovasse, rimanendo coll’esercito in Aleppo, sin che non fu guarito Damete delle sue onorate ferite. Era tuttavia coperta la capitale della Sorìa dal castello di Aazaz, e dal ponte di ferro dell’Oronte. Ma perduti quei posti di gran momento, e sconfitto l’ultimo esercito Romano, Antiochia1, ammollita dal lusso, tremò e si sottomise con un riscatto di trecentomila pezze d’oro, e fu salva dalla distruzione; ma quella città, soggiorno un tempo dei successori d’Alessandro, sede del governo romano in Oriente, decorata da Cesare coi titoli di città libera, santa e vergine, altro non fu poi sotto il giogo dei Califfi che città di provincia e di secondo ordine2.
- ↑ È assai importante la data della conquista d’Antiochia sotto gli Arabi; confrontando le epoche della Cronologia di Teofane cogli anni dell’Egira, portati dalla storia d’Elmacin, apparirà che quella piazza fu presa tra il ventitre gennaio, e il primo settembre 638 dell’Era cristiana (Pagi, Critica, in Baron., Annal., t. II, pag. 812, 813). Al-Wakidi (Ockley, v. I, p. 314) pone questo fatto nel martedì 21 agosto, data impossibile, poichè essendo in quell’anno caduta la Pasqua nel cinque aprile, deve il 21 agosto essere stato un venerdì. (V. le Tavole dell’arte di verificare le date).
- ↑ L’editto favorevole di Cesare, per cui la città riconoscente contava la sua epoca dalla vittoria di Farsaglia, fu segnato εν Αντιοχεια τη μητροπολει, ιερακαι ασυλω, και αυτονομω και αρχουση και προκαθημενη της ανατολης in Antiochia capitale santa ed inviolata, e libera, e dominante, e preside dell’Oriente. (Giovanni Malala in Chron., p. 91, ediz. di Ve-