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216 storia della decadenza

Damasco; ma tosto egli sbandì ogni inquietudine ritornando spontaneamente al sepolcro dell’appostolo1.

[A. D. 638] Formò il Califfo due corpi d’esercito per condurre a termine la conquista del rimanente della Sorìa; un distaccamento scelto fu lasciato nel campo della Palestina sotto gli ordini d’Amrou e d’Yezid, mentre Abu-Obeidah e Caled, capitanando lo stuolo più considerevole, marciavano di bel nuovo alla volta del settentrione per impadronirsi d’Antiochia e di Aleppo; quest’ultima città, la Berea de’ Greci, non aveva ancora la celebrità d’una capitale, e colla volontaria loro sommissione, non che per la miseria, ebbero gli abitanti la sorte di riscattare, a condizioni moderate, colla vita la libertà della loro religione. Il castello d’Aleppo2, separato dalla Piazza, si ergeva sopra un’alta collina formata dalla mano degli uomini; i fianchi di quella altura, quasi perpendicolare, erano guerniti di pietre da taglio, e si poteva empiere totalmente la fossa coll’acqua delle

  1. Ockley ha trovato nei manoscritti di Pocock, che si conservano in Oxford (vol. I, pag. 257), una delle tante tarikhs arabe o cronache di Gerusalemme (d’Herbelot, p. 867), delle quali ha fatto uso per supplire al difettoso racconto di Al-Wakidi.
  2. La storia persiana di Timur (tom. III, l. V, cap. 21, p. 300) descrive il castello d’Aleppo come un Forte costrutto sopra una roccia alta cento cubiti, prova, dice il traduttor francese, che non era stata veduto dall’autore. Oggi è in mezzo alla città; non è munito, non ha che una porta, la sua circonferenza è di cinque o seicento passi, e la fossa è piena per metà d’acque stagnanti (Voyages de Tavernier, t. I, p. 149; Pocock, vol. II, part. I, p. 150). Le Fortezze dell’oriente son pur poca cosa per un Europeo.