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incentivo alla rapacità delle ingorde tribù del deserto. Una pianura di dieci giornate, che da Damasco si stende ad Aleppo e ad Antiochia, è innaffiata alla parte di ponente dal tortuoso Oronte. Le vette del Libano, e dell’anti-Libano le sovrastano da settentrione a mezzogiorno fra l’Oronte e il mediterraneo, e in addietro si diede l’epiteto di concava (Coelesyria) ad una lunga e fertilissima valle cinta nella medesima direzione da due catene di montagne coperte sempre di neve1. Tra le città indicate nella geografia e nella storia della conquista di Sorìa, coi loro nomi greci e coi nomi orientali, si nota Emesa o Hems, Eliopoli o Baalbek: la prima, metropoli della pianura, la seconda, capitale della vallata. Sotto l’ultimo Cesare erano ben munite e piene d’abitanti: ne risplendeano da lontano le torri: edifici pubblici e privati occupavano un vasto terreno, e gran fama avevano i cittadini pel coraggio od almen per l’orgoglio, per le ricchezze o almeno per lusso. Al tempo del Paganesimo, Emesa ed Eliopoli adoravano Baal ovvero il Sole; ma caduta la superstizione e la grandezza loro, ebbero a provare una sorte molto diversa. Niun vestigio rimane del tempio d’Emesa il quale, se si presta fede ai poeti, eguagliava in altezza la cima del monte Libano2, mentre le rovine di Baalbek,

  1. Il dotto e giudizioso Reland (Palest., t. I, p. 311-326) ha descritto eccellentemente la topografia del Libano, e dell’anti-Libano.
  2. — Emesae fastigia celsa renident
         Nam diffusa solo latus explicat: ac subit auras
         Turribus in coelum nitentibus: incola claris,
         Cor studiis acuit......