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dell'impero romano cap. li. 201

miglia incirca della città, concorrevano ogni anno le produzioni naturali e quelle della industria di tutta la Sorìa, che una folla di pellegrini andava, in que’ giorni, a visitare la cella d’un santo eremita, e che le nozze della figlia del governator di Tripoli doveano rallegrare la festa del commercio e della superstizione. Abdallah, figlio di Jaafar, santo e glorioso martire, prese l’incarico, guidando cinquecento cavalieri, dell’utile e religiosa missione di spogliare gl’infedeli. Nell’avvicinarsi alla fiera d’Abyla venne a sapere, non senza inquietudine, che i Giudei e i Cristiani, i Greci e gli Armeni, gli originali della Sorìa e gli abitanti dell’Egitto formavano una truppa di diecimila uomini, e che la sposa era scortata da cinquemila cavallieri. I Saraceni si fermarono: „Per me, disse Abdallah, non so dare addietro; numerosi sono i nostri nemici, grandi i pericoli che corriamo; ma luminoso e certo è il guiderdon che otterremo o in questo, o nell’altro Mondo: ciascuno, a suo grado, vada avanti o si ritragga„. Nemmeno un Musulmano si ritirò. „Menateci, disse Abdallah al Cristiano che gli serviva di guida, e vedrete che possono fare i compagni del Profeta„. I suoi soldati caricarono in cinque distaccamenti; ma dopo i primi istanti di vantaggio che ebbero in questo impreveduto assalto, furono circondati e quasi oppressi dal numero superior de’ nemici; e la loro brava gente fu paragonata al punto bianco che si vede sulla pelle d’un cammello

    epiteto, e significa santo, rinvengo l’Abila di Lisania posta fra Damasco ed Eliopoli. Questo nome (Abil vuol dire una vigna) concorre, colla situazione, a giustificar la mia congettura (Reland, Palest., t. I, p. 317; t. II, p. 525-527).