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dell'impero romano cap. l 9

per dissetarsi che poche acque ributtanti pel sapor che han contratto sopra un letto di zolfo o di sale. Tale è la prospettiva generale del clima dell’Arabia; e questa universale sterilità dà un prezzo infinito a qualche apparenza di vegetazione, che si trovi qua e là; un bosco ombroso, un meschino pascolo, una corrente d’acqua dolce invitano una colonia d’Arabi a stanziar sul fortunato terreno che loro procaccia alimento ed ombra per sè e pei lor bestiami, e li incoraggia a coltivar la palma e la vite. Le alte terre che costeggiano l’Oceano indiano son segnalate dalle legne e dall’acque che vi si rinvengono in maggior abbondanza; l’aria è più temperata, più saporite le frutta, più numerosi gli animali e gli uomini; la fertilità del suolo inanimisce e premia i lavori dell’agricoltura; e l’incenso1 ed il caffè di quelle regioni hanno tratto colà in ogni tempo i mercadanti di tutti i paesi del Mondo. Paragonando questa regione privilegiata al rimanente della penisola, merita il nome d’Arabia Felice, e mercè del contrapposto de’ suoi dintorni comparisce agli occhi dell’immaginazione bella e pomposa di tutti gl’incanti della favola, che per la lontananza ha preso il credito della verità; si è supposto che la natura avesse riservato a questo paradiso terrestre i suoi favori più singolari, e le sue opere più curiose; che gli abitanti vi godessero di due cose che sembrano incom-

  1. Plinio, nel duodicesimo libro della sua Storia naturale, (l. XII, c. 42) tratta degli aromi, e soprattutto del thus o incenso dell’Arabia: Milton in una similitudine rammenta gli odori aromatici che il vento del Nord-est trasporta sulla costa di Saba (Paradiso Perduto lib. 4).