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dell'impero romano cap. l 139

benefattore, e i Musulmani vittoriosi s’arricchirono delle spoglie di Cipro e di Rodi: dal sacro dovere di perseguitare i sicari d’Othmano pigliò pretesto la sua ambizione per operare. Espose nella moschea di Damasco la camicia sanguinente del martire: l’Emir deplorò la disgrazia del suo alleato, e sessantamila Siri giurarono di rimanergli fedeli, e di vendicare Othmano. Amrou vincitore dell’Egitto, che valeva esso solo per un esercito, fu primo a salutare il novello monarca, e divolgò quel pericoloso segreto, potersi creare i Califfi arabi anche fuori della città del Profeta1. Lo scaltrito Moawiyah deluse la prodezza del rivale, e, morto Alì, negoziò l’abdicazione del figlio Hassan, che aveva un animo superiore, o forse inferiore, ad un impero mondano, e a cui non increbbe posporre il palagio di Cufa ad un’umile celletta presso la tomba dell’avo. Finalmente il cangiamento d’un impero elettivo in monarchia ereditaria satisfece gli ambiziosi desiderii del Califfo. Qualche mormorìo di libertà o di fanatismo indicò la ripugnanza degli Arabi, e da quattro cittadini di Medina fu negato il giuramento di fedeltà: ma seppe Moawiyah dirigere i suoi disegni con vigore e destrezza, e il suo figlio Yezid, quantunque d’indole debole e di costumi dissoluti, fu gridato comandante de’ fedeli, e successore dell’appostolo di Dio.

[A. D. 680] Si narra della beneficenza d’un figlio d’Alì il fatto seguente. Uno schiavo servendo la tavola lasciò cadere sopra il padrone una scodella piena di brodo

  1. Seguo l’energico concetto e la frase di Tacito (Hist. l. I, c. 4): Evulgato imperii arcano posse imperatorem alibi quam Romae fieri.