Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano X.djvu/141


dell'impero romano cap. l 135

nifeste contraddizioni; e i nemici d’Othmano, che forse ne furono gli assassini, chiesero allora che fosse vendicata la sua morte. Furono nella fuga accompagnati da Ayesha, la vedova di Maometto, che sino all’ultimo istante di vita serbò implacabil odio al marito e alla posterità di Fatima. I più ragionevoli tra i Musulmani si scandolezzarono al vedere, che la madre de’ fedeli cimentasse e persona e dignità in un campo, ma la moltitudine superstiziosa credè che dalla sua presenza fosse consacrata la giustizia, e accertato il trionfo dalla causa da lei abbracciata. Il Califfo seguìto da ventimila de’ suoi fidi Arabi, e da novemila prodi ausiliari di Cufa, diede battaglia sotto le mura di Bassora a’ ribelli superiori di numero, e riportò la vittoria. Telha e Zobeir, Capi dell’esercito nemico, caddero in quel conflitto, il primo ove l’armi de’ Musulmani si tinsero del sangue de’ concittadini. Ayesha, dopo aver corse le file per incoraggiare i soldati, s’era posta in mezzo al pericolo. Settanta uomini, che teneano le redini del suo cammello, furono uccisi o feriti, e la seggiola o lettiga in cui era chiusa si trovò, finita l’azione, tutta traforata e carica di chiaverine e di dardi. Sostenne la augusta prigioniera con volto intrepido i rimbrotti del vincitore, il quale, con quei riguardi e quell’affezione che doveva sempre alla vedova dell’appostolo, la rimandò subito al luogo ove solamente poteva essere confinata in modo decoroso, cioè alla tomba di Maometto. Dopo questa vittoria, che si denominò la giornata del cammello, Alì si volse contro un avversario più formidabile, contro Moawiyah, figlio d’Abu-Sophian, che aveva preso il titolo di Califfo, ed era francheggiato dalle forze della Siria, e dalla riputa-