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8 storia della decadenza

meno fregiò i deserti della Tartaria di grandi alberi, d’erbaggi abbondanti, e il viaggiator solitario vi trova nello spettacolo dei vegetabili una sorta di consolazione e di società; ma gli orridi deserti dell’Arabia non offrono allo sguardo che un’immensa pianura di sabbia, solamente interrotta da montagne aride ed angolose, e la superficie del deserto, priva d’ombra di sorta, mostra un terreno abbruciato dai raggi diretti del cocente sole del tropico. In vece di rinfrescar l’atmosfera non diffondono i venti che un vapore nocivo ed anche mortale, quando soprattutto vengono dal sud-ouest; i monti di sabbia cui formano e disperdono alternativamente, ponno paragonarsi ai flutti dell’Oceano: caravane ed eserciti intieri furono inghiottiti da quel vortice. Si desidera e si contende l’acqua colà, che per tutto il Mondo è sì comune, e tanta è la carestia di legna che ci vuol molt’arte per conservare e propagare il fuoco. Non ha l’Arabia una sola di quelle riviere navigabili, che fecondano il suolo, e ne portano alle vicine contrade le produzioni. La terra sitibonda assorbe i torrenti che cadono dalle colline: il tamarindo, l’acacia e poche piante robuste, che pongono le radici nei crepacci delle rupi, non si alimentano che della rugiada notturna: quando piove si ha cura di trattenere qualche goccia d’acqua in cisterne o in acquedotti; i pozzi e le fonti sono i secreti tesori di que’ deserti, e dopo molti giorni di viaggio il trafelato pellegrino della Mecca1 non incontra

  1. Fra le trenta giornate o stazioni, che si contano fra il Cairo e la Mecca, quindici mancano d’acqua dolce. V. la strada degli Hadjees, nei Viaggi di Shaw, p. 477.