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dell'impero romano cap. l 123

loderemo la moderazione del Profeta arabo, che sposò soltanto quindici o diciassette donne; undici delle quali aveano ciascuna il proprio appartamento separato intorno alla casa dell’appostolo, e alternativamente otteneano il favore della sua compagnia coniugale. È cosa singolare che tutte fossero vedove, trattane Ayesha, la figlia di Abubeker. La quale era vergine quando la sposò; e tale è la forza del clima per anticipare il tempo della pubertà, ch’ella non avea che nove anni quando egli consumò il matrimonio. La giovinezza, l’avvenenza, la franchezza d’Ayesha le diedero ben presto la preminenza su le compagne; ebbe l’amore e la confidenza del Profeta, e dopo la morte del marito, la figlia d’Abubeker fu per lungo tempo riverita come la madre de’ fedeli. Equivoca per altro ed imprudente fu la sua condotta morale; in un viaggio di notte rimase per avventura indietro, e la mattina tornò al campo in compagnia d’un uomo. Maometto inclinava alla gelosia, ma da una rivelazione ebbe avviso che innocente era sua moglie; castigò gli accusatori, e pubblicò quella legge, così utile alla pace delle famiglie, che non sarebbe condannata alcuna donna se da quattro uomini non fosse stata veduta nell’atto d’adulterio1. L’amante Profeta dimenticò gl’interessi della propria fama nelle sue tresche con Zeineb, sposa di Zeid, e con Maria, schiava egiziana. Stando un giorno in casa di Zeid, scorse seminuda la bella Zei-

  1. Decise il Califfo Omar in un caso memorabile, che non varrebbero tutte le testimonianze di presunzione, e che i quattro testimoni dovrebbero avere veduto stylum in pixide. (Abulfedae, Annales Moslemici, p. 71, vers. Reiske).