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dell'impero romano cap. l 121

ne di vera umanità; e quel decreto, che nella vendita de’ prigionieri vietò il separare le madri da’ figli, può sospendere e raddolcire la censura dello storico1.

Maometto avea il buon senso di non curare la pompa e la dignità regia2: l’appostolo di Dio s’abbassava alle occupazioni più oscure della vita domestica: accendeva il foco, scopava la stanza, mugnea le pecore, rattoppava le scarpe, e le vestimenta. Se aveva a schifo le mortificazioni e le virtù di un romito, osservava senza sforzo, come senza vanità, la dieta frugale d’un Arabo e d’un soldato. Nelle grandi occasioni ammetteva i compagni al suo desco che allor s’imbandiva con un’abbondanza rustica ed ospitale; ma abitualmente lasciava passar più settimane senza accendere fuoco in cucina. Confermava coll’esempio la proibizione del vino: calmava la fame con un tozzo di pane d’orzo; gli piaceva assai il latte e il mele, ma per costume si nudriva di dat-

  1. Gagnier con uguale imparzialità espone questa legge umanissima di Maometto, e gli assassinii di Caab e di Sophian dal Profeta incoraggiati ed approvati.
  2. Si consulti, su la vita privata di Maometto, il Gagnier e i capitoli correlativi di Abulfeda; su la sua dieta (t. III, p. 285-288); su i suoi figli (p. 189-289); su le sue mogli (p. 290-303); sul suo matrimonio con Zeineb (t. II, p. 152-160); su i suoi amori con Maria (p. 303-309); su la falsa accusa d’Ayesha (pag. 186-199). Per questi ultimi fatti, la pruova men rifiutabile scontrasi nel ventiquattresimo, trentesimoterzo, e sessantesimosesto capitolo del Corano, col commentario del Sale. Il Prideaux (Vie de Mahomet, p. 80-90), e il Maracci (Prodrom. Alcoran., part. IV, p. 49-59) malignamente hanno esagerato i difetti di Maometto.