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114 storia della decadenza

al creditore che lo aveva accusato in questo Mondo piuttosto che nel giorno finale. Con una fermezza tranquilla vide accostarsi l’ultim’ora: diede la libertà a’ suoi schiavi (diciassett’uomini, per quanto si crede, e undici donne); dispose minutamente l’ordine che si doveva tenere ne’ suoi funerali, e moderò le lamentazioni de’ suoi amici cui benedisse con parole di pace. Sino a’ tre ultimi giorni fece in persona la pubblica preghiera; parve poscia che eleggendo Abubeker a supplire per lui in quell’ufficio, destinasse quel vecchio e fedele amico per successore nelle incumbenze sacerdotali e regie; ma non volle esporsi all’odio che gli avrebbe potuto suscitare un’elezione più spiegata. Nel punto che visibilmente andavano scemando le sue forze, domandò penna e inchiostro per iscrivere, o piuttosto per dettare, un libro divino, com’egli diceva, che fosse il compendio e il compimento di tutte le rivelazioni: nella stessa sua camera insorse disputa per sapere, se gli si permetterebbe di porre un’autorità superiore a quella del Corano; e la quistione si riscaldò tanto che dovè d’indecente veemenza riprendere i suoi discepoli. Se si può prestar fede in parte alle tradizioni delle sue mogli, o di coloro che vissero con lui, mantenne in seno alla famiglia, e sino all’ultimo istante di vita, tutta la dignità d’un appostolo, e tutta la franchezza d’un entusiasta; descrisse le visite dell’angelo Gabrielle venuto a dar l’ultimo addio alla terra, ed espresse una viva fiducia non solo nella bontà, ma nel favore dell’Essere supremo per lui. Un giorno, in un colloquio familiare, aveva annunciato che per un suo privilegio speciale non verrebbe l’angelo della morte a pigliar la sua anima se non se dopo aver-