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messione delle tribù e città, dall’Eufrate sino ad Ailah, città che giace sulla punta del mar Rosso. Non ebbe Maometto difficoltà di concedere a’ suoi sudditi cristiani la franchigia delle persone, la libertà del commercio, la proprietà degli averi, e il permesso d’esercitare il lor culto1. Erano troppo deboli gli Arabi cristiani per far argine alla sua ambizione; i discepoli di Cristo erano accetti all’inimico degli Ebrei, ed importava all’interesse del conquistatore il proporre una capitolazione vantaggiosa alla religion più potente che fosse al Mondo.

[A. D. 632] Sino all’età di sessantatre anni conservò Maometto le forze necessarie alle fatiche temporali e spirituali della sua missione. Più che ad odio dovrebbero movere a compassione i suoi accessi d’epilepsia, calunnia inventata da’ Greci2; ma egli credette d’essere

  1. Il Diploma securitatis Ailensibus è attestato da Ahmed-Ben-Giuseppe e dall’autore Libri splendorum (Gagnier, Not. ad Abulfeda p. 125). Ma lo stesso Abulfeda, come Elmacin (Hist. Saracen. p. 11), quantunque convengano su i riguardi che Maometto ebbe ai cristiani (p. 13), non fan menzione che della pace che con essi conchiuse, e del tributo che loro impose. Nel 1630, Sionita pubblicò a Parigi il testo e la versione della patente di Maometto in favor de’ cristiani: fu ammessa dal Salmasio, rigettata dal Grozio (Bayle, MAHOMET, Rem. A. A.). Hottinger dubita se sia autentica (Hist. orien. p. 237). Renaudot la sostiene, perchè riconosciuta da’ Musulmani (Hist. patriarch. Alexand. pag. 169); ma il Mosemio (Hist. eccles., p. 224) dimostra quanto futile sia quest’opinione, e inclina a quella che crede apocrifa la patente. Pure Abulfaragio cita il trattato dell’impostore col patriarca Nestoriano (Assemani, Bibl. orient. t. II, p. 418); ma Abulfaragio era patriarca de’ Giacobiti.
  2. Teofane, Zonara e gli altri Greci asseriscono che Mao-