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108 storia della decadenza

cevette per sè solo trecento cammelli e venti once d’argento, e la Mecca sinceramente abbracciò la religion del Corano. Ne fecero doglianza i fuggitivi e gli ausiliari, dicendo che dopo avere portato il peso della guerra erano negletti nel tempo del trionfo. „Oh Dio! replicò lo scaltro condottiero, lasciatemi sagrificare pochi miserabili averi per affezionarmi persone che già erano nemici nostri, e per fortificare questi nuovi proseliti nella fede. Quanto a voi, io vi affido la mia vita e la mia fortuna: voi siete i compagni del mio esilio, del mio regno, del mio paradiso„. Egli fu accompagnato da’ deputati di Tayef che temevano un secondo assedio: „Appostolo di Dio, concedeteci, gli dissero, una tregua di tre anni, e tollerate l’antico nostro culto. — Non per un mese, non per un’ora. — Almeno dispensateci dall’obbligo dell’orazione. — La religione è vana senza la preghiera„. Si sottomisero allora chetamente: fu demolito il lor tempio, e questo decreto di proscrizione si estese a tutti gl’idoli dell’Arabia. Un popolo fido salutò i suoi luogotenenti su le coste del mar Rosso, dell’Oceano e del golfo Persico, e gli ambasciatori che vennero ad inginocchiarsi davanti al trono di Medina furono numerosi, dice un proverbio arabo, quanto i datteri maturi che cadono da una palma. La nazione assoggettossi al Dio e allo scettro di Maometto; si soppresse l’ignominioso nome di tributo; si spesero le elemosine o le decime, volontarie o forzate, in servigio della religione, e da cento quattordici Musulmani fu accompagnato nell’ultimo pellegrinaggio l’appostolo1.

  1. Abulfeda (p. 121-133), Gagnier (t. III. p. 119-219),