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86 | storia della decadenza |
toria degli uomini selvaggi sopra la società incivilita. I Mori1, tutto che ignorasser la giustizia, impazientemente però comportavano l’oppressione: la vagabonda lor vita e gl’illimitati deserti in cui abitavano, inutili rendevano le armi di un conquistatore, e ne allontanavano le catene: l’esperienza aveva dimostrato che nè i giuramenti nè la gratitudine potevano assicurare la fedeltà loro. La vittoria del monte Aurasio gli aveva tratti a piegarsi ad una momentanea sommissione; ma se rispettavano il carattere di Salomone, essi odiavano e disprezzavano l’orgoglio e la lussuria dei due suoi nipoti, Ciro e Sergio, ai quali lo zio aveva imprudentemente commesso i Governi provinciali di Tripoli e della Pentapoli. Una tribù di Mori accampava sotto le mura di Lepti per rinnovar l’alleanza, e ricevere dal Governatore i consueti presenti: ottanta de’ lor deputati furono introdotti come amici nella città, ma sull’oscuro sospetto di una cospirazione; essi vennero trucidati alla mensa di Sergio, e lo strepito delle armi e della vendetta fu ripercosso dall’eco delle valli del Monte Atlante, dalle due Sirti sino alle rive dell’Oceano Atlantico. Un’offesa personale, l’ingiusta esecuzione o l’assassinio di suo fratello, fece di Antalo un nemico dei Romani.
La sconfitta dei Vandali aveva altre volte segnalato il suo valore; i principj della giustizia e della prudenza furono anche più riguardevoli in un Moro. E mentre egli riduceva Adrumeto in cenere, tranquilla-
- ↑ Le guerre contro i Mori sono per occasione introdotte nel racconto di Procopio (Vandal. l. II c. 19, 23, 25, 27, 28. Gothic. l. IV c. 17); e Teofane aggiunge alcuni avvenimenti, prosperi ed avversi, che si riferiscono agli ultimi anni di Giustiniano.