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dell'impero romano cap. xliii. | 85 |
e la sicurezza che un soldato felice è stato il primo Re, commossero l’ambizione di Gontari, il quale promise con privato accordo di spartir l’Affrica coi Mori, se mercè del loro pericoloso ajuto egli poteva ascendere al trono di Cartagine. Il debole Areobindo, inesperto negli affari della pace e della guerra, mediante il suo matrimonio colla nipote di Giustiniano venne innalzato all’uffizio di Esarca. All’improvviso egli fu oppresso da una sedizione delle guardie, e le abbiette sue suppliche, che provocarono il disprezzo, non poteron muovere la pietà dell’inesorabil Tiranno. Dopo un regno di trenta giorni, Gontari istesso fu spento in un banchetto dal coltello di Artabano; ed è singolare il vedere che un principe Armeno, della stirpe reale degli Arsaci dovesse ristabilire in Cartagine l’autorità del romano Impero. Nella cospirazione che sguainò il pugnale di Bruto contro la vita di Cesare, ogni circostanza riesce curiosa ed importante agli occhi della posterità: ma la reità od il merito di questi leali o ribelli assassinj non poteva interessare che i contemporanei di Procopio, i quali dalla speranza o dal timore, dall’amicizia o dal risentimento erano personalmente impegnati nelle rivoluzioni dell’Affrica1.
[A. D. 543-558] Quella contrada andava rapidamente ricadendo nello stato di barbarie d’onde l’avevano tratta le colonie fenicie e le leggi romane: ogni passo d’intestina discordia era contrassegnato da qualche deplorabili vit-
- ↑ Non posso però ricusargli il merito di pingere, con vivaci colori, l’assassinio di Gontari. Uno degli uccisori manifestò sensi non indegni di un cittadino romano: „Se io fallisco„, disse Artasire, „il primo colpo, uccidetemi immediatamente, affinchè le torture non abbiano da strapparmi di bocca la confessione de’ miei complici„.