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dell'impero romano cap. xlii. |
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gini, il più bello fra i prodotti della patria loro1, ed egli accettava questo dono come l’oro e l’ebano dell’India, l’incenso degli Arabi, od i Negri e l’avorio dell’Etiopia. I Colchi non eran soggetti alla dominazione di un Satrapa, ed essi continuavano a godere il nome, ugualmente che la sostanza dell’indipendenza nazionale2. Poscia che caduto fu l’Impero di Persia, Mitridate, Re del Ponto, aggiunse il Colco al vasto circolo dei suoi dominj sull’Eussino; ed allorquando i nativi ardirono di chiedere che il suo figlio regnasse sopra di loro, egli fece stringere l’ambizioso giovane in catene d’oro, e mandò un famiglio a governare in sua vece. Nell’inseguir Mitridate, i Romani s’innoltrarono sulle rive del Fasi, e le galee di Roma navigarono su pel fiume finchè raggiunsero il campo di Pompeo e le sue legioni3.
[A. C. 60] Ma il Senato e poscia gl’Imperatori, sdegnarono di ridurre nella forma di una provincia quella distante ed inutil conquista. Si permise alla famiglia di un retore greco di regnare sopra la Colchide e gli adiacenti regni, dal tempo di Marc’Antonio sino a quel di Nerone; ed estinta che
- ↑ Erodoto, l. III c. 97. Vedi nel libro VII c. 79 le armi ed il servizio loro nella spedizione di Serse contro la Grecia.
- ↑ Senofonte che s’era azzuffato co’ Colchi nella sua ritirata (Anabasis, l. IV p. 130, 343, ed. Hutchinson; e la Dissertazione di Forster, p. LIII-LVIII nella versione inglese di Spelmann, vol. II) li chiama αυτονομοι; prima della conquista di Mitridate, sono denominati da Appiano αρειμανες (de bello Mithrid. c. 15 t. 1 p. 661 dell’ultima e miglior edizione di Gio. Schweighaeuser, Lipsia, 1785, 3 vol. in 8 gr.).
- ↑ Appiano (de bello Mithrid.) e Plutarco (in vita Pomp.) parlano della conquista della Colchide, fatta da Mitridate e da Pompeo.