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50 | storia della decadenza |
fabbricarono per lor uso dei bagni ed un magnifico Circo; ed una colonia di musici e di aurighi fece rivivere nella Siria i divertimenti di una Capitale greca. Dalla munificenza del fondator reale si assegnò una liberal provisione a questi esuli fortunati; ed essi gioivano il singolar privilegio di compartire la libertà agli schiavi che riconoscevano per loro parenti. La Palestina e le sacre ricchezze di Gerusalemme furono gli oggetti che poscia attirarono l’ambizione, o piuttosto la cupidigia di Cosroe. Costantinopoli e la Reggia dei Cesari ormai più non sembravano inespugnabili o troppo lontane; e l’ambiziosa sua immaginazione già copriva l’Asia Minore colle sue truppe, e dominava il Mar Nero coi navigli persiani.
[A. D. 541] Queste speranze potevano sortire l’effetto, se non si fosse opportunamente richiamato il conquistator dell’Italia alla difesa dell’Oriente1. Mentre Cosroe proseguiva gli ambiziosi suoi disegni sulla costa dell’Eussino, Belisario, alla testa di un esercito senza paga e senza disciplina, si accampò di là dall’Eufrate, in distanza di sei miglia da Nisibi. Egli meditava di trar fuori, con una scaltra operazione, i Persiani dall’inespugnabile lor cittadella, e di accrescere il suo vantaggio nel campo, o col tagliare ad essi la ritirata, o forse coll’entrar nelle porte, in una co’ Barbari fuggitivi. Egli si avanzò, pel tratto di una giornata, sul territorio della Persia, espugnò la fortezza di Sisaurana, e ne mandò il Governatore, insieme con ottocento scelti soldati a ca-
- ↑ Nell’istoria pubblica di Procopio (Persic. l. II c. 16, 18, 19, 20, 21, 24, 25, 26, 27, 28). Con qualche piccola eccezione, noi possiamo ragionevolmente chiuder l’orecchio alle maligne insinuazioni degli Aneddoti (c. 23 colle note, secondo il solito, dell’Alemanno).