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dell'impero romano cap. xlii. |
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il suo regno1. Non pertanto egli liberamente si permetteva di paragonare gli argomenti delle varie Sette; e le teologiche disputazioni, a cui frequentemente presiedeva, diminuivano l’autorità dei sacerdoti, ed illuminavano le menti del popolo. Per suo cenno, si tradussero i più celebri scrittori della Grecia e dell’India nella lingua persiana, dolce ed elegante idioma, raccomandato da Maometto all’uso del Paradiso; benchè l’ignoranza e la presunzione di Agatia2 lo vilipendesse cogli epiteti di rozzo e non musicale. Del rimanente questo istorico greco poteva ragionevolmente maravigliarsi che si trovasse possibile di eseguire una intiera versione di Platone e di Aristotele in un dialetto straniero che non era stato foggiato ad esprimere lo spirito di libertà, e le sottigliezze delle filosofiche investigazioni. E se la ragione dello Stagirita può riuscire egualmente oscura, od egualmente intelligibile in ogni favella, l’arte drammatica, e l’argomentazione verbale del discepolo di Socrate3 pajono essere indissolubilmente unite con la grazia e la perfezione del suo attico stile. Nell’andare in cerca dell’universale
- ↑ Vedi Pagi, t. 2 p. 626. In uno de’ trattati che fece, s’inserì un onorevole articolo per la tolleranza de’ Cattolici, e per la loro sepoltura (Menandro, in Excerpt. Legat. p. 142). Nushizad, figlio di Nushirvan, fu un Cristiano, un ribelle ed un martire (D’Herbelot, p. 681).
- ↑ Intorno alla lingua Persiana ed a’ suoi tre dialetti, si consulti d’Anquetil (p. 339-343) e Jones (p. 152-185). Αγρια τινι γλωττη και αμουσοτατω, è il carattere che Agatia (l. 2 p. 66) ascrive ad un idioma rinomato nell’Oriente per la poetica sua dolcezza.
- ↑ Agatia specifica il Gorgia, il Fedone, il Parmenide e il Timeo. Renaudot (Fabricio, Bibl. gr. t. 12 p. 246-261) non fa menzione di questa barbarica traduzione di Aristotele.