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dell'impero romano cap. xlvi. | 425 |
gioia, egli assaporò un più verace contento negli abbracciamenti della sua madre e del suo figliuolo1.
L’anno seguente fu illustrato da un trionfo di genere assai diverso, la restituzione della vera Croce al Santo sepolcro. Eraclio fece in persona il pellegrinaggio di Gerusalemme; si verificò dal prudente Patriarca l’identità della reliquia2, ed in commemorazione di quest’augusta cerimonia s’instituì l’annua festa dell’Esaltazione della Croce. Prima che l’Imperatore si avventurasse a porre il piede sul sacro terreno, fu avvisato di spogliarsi del diadema e della porpora, pompe e vanità del mondo: ma, secondo il giudizio del suo clero, la persecuzione degli Ebrei era molto più facile a conciliarsi co’ precetti del Vangelo. Egli salì nuovamente sul trono a ricevere le congratulazioni degli ambasciatori della Francia e dell’India: e la fama di Mosè, di Alessandro e di Ercole3 fu ecclissata nel popolare concetto dal merito preminente e dalla glo-
- ↑ Il nojoso ritornello di Cornelio
Montrez Heraclius au peuple qui l’attend.
converrebbe assai più applicato a questa circostanza. Vedi il suo trionfo in Teofane (p. 272, 273) e Niceforo (p. 15, 16). Giorgio di Pisidia ci assicura della madre e del tenero affetto del figlio. (Bell. Abar. 255, etc. p. 49). La metafora del Sabbato adottata da Cristiani Bizantini, era veramente un poco troppo profana.
- ↑ Vedi Baronio (Annal. eccles., A. D. 628. n.° 1-4), Eutichio (Annal., t. II, p. 240-248) Niceforo (Brev., p. 15). Era tutt’ora illesa e si vuole attribuire questa conservazione della Croce (dopo Dio) alla divozione della regina Sira.
- ↑ Giorgio di Pisidia, Acroas. III, de Expedit. contra Persas, 415, etc.; ed Heracleid. Acroas. 1, 65-138. Taccio gli altri paralleli di minor autorità quali sono quei di Daniele, Timoteo, ec. Cosroe ed il Cacano dagli stessi rettori