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campione di Roma avrebbe potuto offrire la quarta parte delle spoglie opime al Giove del Campidoglio1. Nella battaglia di Ninive, che fieramente fu combattuta, dal romper del giorno sino all’ora undecima, i Persiani perderono ventotto Stendardi, oltre quelli che andarono a brani; la maggior parte del loro esercito fu tagliata a pezzi, ed i vincitori, nascondendo la propria perdita, passarono la notte sul campo. Essi confessarono che in quest’occasione riuscì loro meno difficile uccidere che sconfiggere i soldati di Cosroe. In mezzo a’ cadaveri de’ loro commilitoni, e non più di due tiri d’arco lungi dall’inimico, l’avanzo della cavalleria Persiana tenne saldo fino all’ora settima della notte. Intorno all’ora ottava, essi ritiraronsi nell’intatto lor campo, raccolsero il lor bagaglio, e si dispersero da tutte le bande, più per mancanza di ordini che di ardire. Non meno mirabile fu la diligenza di Eraclio nell’usare della vittoria. Mediante una marcia di quarant’otto miglia in ventiquattr’ore, la sua vanguardia occupò i ponti del grande e del piccolo Zab; e le città ed i palagi dell’Assiria si dischiusero per la prima volta ai Romani. Per una continuata gradazione di magnifiche scene, essi penetrarono fino nella sede reale di Dastagerda, e tuttochè gran parte del tesoro ne fosse stata rimossa, e molta consumata in ispese,

  1. Rex regia arma fero, disse Romolo, all’epoca della prima consecrazione del Campidoglio... Bina postea, continua Tito Livio, I, 10, inter tot bella, opima parta sunt spolia, ed adeo rara ejus fortuna decoris. Che se si fossero accordate le opime spoglie al soldato semplice che avesse ucciso il Re, o il Generale nemico, siccome dice Varrone (apud Pomp. Festum, p. 306, edit. Dacier) un tal onore sarebbe stato o più facile o più comune.