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dell'impero romano cap. xlvi. 411

le marce ed i combattimenti di vent’anni; e molti veterani, sopravvissuti ai perigli della spada e del clima, erano tuttor rinchiusi nelle fortezze dell’Egitto e della Siria. Ma la vendetta e l’ambizione di Cosroe esaurirono il suo regno, e le nuove leve di sudditi, di stranieri e di schiavi, gli fornirono ancora tre formidabili corpi1. La prima armata, illustre per l’ornamento ed il titolo di lance d’oro fu destinata a muovere contro di Eraclio; fu stanziata la seconda ad impedire la sua congiunzione colle truppe del suo fratello Teodoro; e la terza ebbe ordine di assediare Costantinopoli, o di secondare le operazioni del Cacano, col quale il Re di Persia avea ratificato un accordo di alleanza e di spartimento. Sarbar, Generale della terza armata, penetrò per le province dell’Asia fino al ben noto campo di Calcidonia, e si divertì nel distruggere gli edifizi sacri e profani de’ sobborghi Asiatici di Costantinopoli, intanto che con impazienza aspettava l’arrivo de’ Sciti suoi amici sull’opposta riva del Bosforo. Ai ventinove di giugno, trentamila Barbari, vanguardia degli Avari, sforzarono la lunga muraglia, e cacciarono nella capitale una promiscua folla di agricoltori, di cittadini e di soldati. Il Cacano, alla testa di ottantamila uomini2, composti di Avari, suoi sudditi naturali, di Gepidi, di Russi,

  1. Petau (adnotation. ad Nicephorum, p. 26, 63, 64) segnala i nomi e le azioni di cinque Generali persiani che vennero l’un dopo l’altro spediti contro ad Eraclio.
  2. Giorgio di Pisidia (Bell. Abar., 219) specifica il numero di otto miriadi. Questo poeta (50-88) dice chiaramente che il vecchio Cacano visse fino al tempo che regnò Eraclio, e che il di lui figlio, che fu anche il di lui successore, era nato da madre straniera. Tuttavia Foggini (Annotat. p. 57) ha altrimenti interpretato questo passo.