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combattere, il terreno, il sole, e l’aspettativa de’ due eserciti, si trovarono contrarii ai Barbari. I Romani con buon successo rinnovarono sul campo di battaglia i loro guerrieri esercizj1, e l’evento della giornata chiarì al mondo, che i Persiani non erano invincibili, e che un eroe vestiva la porpora. Forte per la vittoria e la fama acquistata, Eraclio arditamente ascese i gioghi del monte Tauro, mosse il campo verso le pianure della Cappadocia, e stabilì le sue truppe, per la stagione invernale, in sicuri e ben provveduti alloggiamenti sulle rive del fiume Ali2. Superiore era il suo animo alla vanità di sfoggiare in Costantinopoli un imperfetto trionfo: ma indispensabilmente facea mestieri della presenza dell’Imperatore per calmare l’irrequieto e rapace ardire degli Avari.

[A. D. 623-625] Da’ giorni di Scipione e di Annibale in poi, non si era tentata un’impresa più audace di quella che Eraclio mandò ad effetto per liberare l’Impero3. Ei

  1. Foggini (Annotat. p. 31) dubita che i Persiani siano stati ingannati dalla Φαλανξ πεπληγμενη d’Eliano (Tactique c. 48) movimento spirale e complicato fatto dall’esercito. Egli osserva (pag. 28) che le militari descrizioni di Giorgio di Pisidia sono letteralmente copiate nella Tattica dell’Imperatore Leone.
  2. La prima spedizione d’Eraclio trovasi descritta in tre acroaseis o canti di Giorgio di Pisidia che ne fu testimonio oculare (Acroas. II, 222). Il suo poema fu pubblicato in Roma nell’anno 1777; ma quanto sono lontani gli elogi vaghi e le declamazioni che vi si leggono, di corrispondere alle belle speranze che si erano messe in mente Pagi, d’Anville etc.
  3. Teofane (p. 256) trasporta troppo prestamente Eraclio (κατα ταχος) in Armenia. Ambedue le spedizioni vengono confuse da Niceforo, che però indica la provincia di Lazica.