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prova del suo discernimento1. Da tutte le parti, le sparse guernigioni delle città marittime e de’ monti potean raccogliersi con prontezza e sicurezza intorno all’imperiale vessillo. Le fortificazioni naturali della Cilicia difendevano e quasi occultavano il campo di Eraclio ch’era piantato presso all’Isso sul terreno medesimo, dove Alessandro sconfisse l’armata di Dario. L’angolo occupato dall’Imperatore era profondamente internato in un vasto semicircolo composto dalle province Asiatiche, Armene e Siriache, ed a qualunque punto della circonferenza egli volesse dirizzare l’attacco, agevole gli riusciva dissimulare le sue mosse ed antivenire quelle del nemico. Nel campo d’Isso, il Generale romano riformò la scioperaggine ed il disordine de’ veterani, ed ammaestrò le nuove reclute nel conoscimento e nella pratica delle militari virtù. Spiegando all’aure la miracolosa immagine di Cristo, gli esortò a vendicare i sacri altari, profanati dagli ado-

    ρελθειου ουκ ηκ βια) ma accessibili dalla parte del mare (Retr. des dix mille, l. 15, p. 35, 36 colla dissertazione geografica di Hutchinson, p. 6). Le due porte erano alla distanza di trentacinque parasanghe o leghe da Tarso (Ibid., l. I, p. 33, 341), e di otto o dieci da Antiochia, (si confronti l’Itinerario di Wesseling, p. 580, 581; l’Index geographique di Schultens, ad calcem vit. Saladen., p. 9, Voyage en Turquie et en Perse, di Otter. t. I, p. 78, 79).

  1. Eraclio avrebbe potuto acconcissimamente scrivere al suo amico le parole modeste di Cicerone: „Castra habuimus ea ipsa quae contra Darium habuerat apud Issum Alexander, imperator, haud paulo melior quam tu aut ego„ (Ad Atticum c. 20). Prosperando Alessandria o Scanderoon situato al di là della baja, rovinò Issus che ai tempi di Senofonte era florida e ricca città e che chiamasi anche Ajazza o Leiazza.