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De' soldati che avean cospirato insieme con Foca, si trovò che due soltanto erano sopravvissuti ai colpi del tempo e dei Barbari1. La perdita eziandio di questi sediziosi veterani, venne imperfettamente riparata dalle nuove leve di Eraclio, e l’oro del Santuario raccolse in uno stesso campo i nomi e le armi e la favella dell’Oriente e dell’Occidente. L’Imperatore sarebbe stato pago se gli Avari si fossero tenuti neutrali; e l’amichevole invito ch’egli fece al Cacano di non diportarsi come nemico, ma come custode dell’Impero, fu accompagnato dal più persuadente donativo di dugentomila monete d’oro. Due giorni dopo la festa di Pasqua, l’Imperatore cangiata la porpora nel semplice abito di un penitente e di un guerriero2, diede il segnale della dipartenza. Alla fede del popolo, Eraclio raccomandò i suoi figliuoli, commise il poter civile ed il militare alle mani più degne; e nella prudenza del Patriarca e del Senato pose l’autorità di

    scoperta; o per dir meglio di questo trasmutamento di molti barili di mele in un barile d'oro. (Annal. eccles.; A. D. 620, n. 3). Tuttavia l'imprestito fu arbitrario perchè fu riscosso col mezzo di soldati, i quali avevano avuto ordine di non lasciare al Patriarca d' Alessandria che due marchi d'oro. Niceforo due secoli dopo (p. 11) parla con gran rancore su questa contribuzione, dicendo che la chiesa di Costanti- popoli se ne risentiva tutt' ora.

  1. Teofilatto Simocatta l. VIII, c. 12. Questi è un fatto che non deve recar meraviglia, perchè, persino in tempo di pace, in meno di venti o venticinque anni i soldati d’un reggimento si trovano intieramente rinnovati.
  2. Lasciò i coturni di color di porpora per calzar i neri che tinse poscia del sangue de’ Persiani. (Giorgio di Pisidia, Acroas. 111, 118, 121, 122. Vedi le annotazioni di Foggini p. 35).