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394 | storia della decadenza |
metto osservava con secreta gioia il progresso della reciproca lor distruzione; e nel mezzo appunto dei trionfi della Persia, egli si avventurò a predire, come innanzi che passasser molt’anni, la vittoria avrebbe fatto ritorno ai vessilli Romani1.
Il tempo in cui dicesi che seguisse questa profezia, era certamente quello in cui più lontano ne parea l’adempimento, poichè i primi dodici anni del regno di Eraclio annunziavano la prossima dissoluzione dell’Impero. Se puri ed onorevoli fossero stati i motivi di Cosroe, egli avrebbe dovuto por fine alla contesa quando Foca fu spento, ed abbracciare, come il miglior suo alleato, quel fortunato Affricano che sì generosamente avea vendicato gli oltraggi del suo benefattore Maurizio. La continuazione della guerra chiarì il vero carattere del Barbaro, e le supplichevoli ambasciate di Eraclio onde implorare dalla sua clemenza che risparmiasse gli innocenti, accettasse un tributo,
- ↑ Vedi il capitolo trentesimo dell’Alcorano intitolato i Greci. Il dotto ed insieme savio Sale che ha tradotto l’Alcorano in lingua inglese, (p. 330, 331) ci presenta sotto un eccellente aspetto queste congetture, questa predizione, o questa scommessa di Maometto; ma Boulainvilliers (p. 329-334) colle più cattive intenzioni fa tutti i sforzi per istabilire la verità di questa profezia, che secondo i suoi principj doveva imbarazzare i polemici scrittori del Cristianesimo.
vogliono che questa ambasciata avvenisse nell’anno settimo dell’Egira che principiò A. D. 628, l’11 maggio; ma la loro cronologia è sbagliata, mentre Cosroe morì nel mese di febbrajo dell’istesso anno (Pagi, Critica, t. II, p 779). Il conte di Boulainvilliers (Vita di Maometto, p. 327, 328) la sostiene nell’anno 615, poco dopo la conquista della Palestina. È però vero che Maometto non poteva essersi così presto avventurato ad un fatto di simil sorta.