Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/396

392 storia della decadenza

agevole di scorgere la figura di Cosroe stesso, di sceverare le sue azioni da quelle de’ suoi luogotenenti, o di determinare il personale suo merito in mezzo al general bagliore della gloria e della magnificenza. Con ostentazione egli godeva i frutti della vittoria, e frequentemente dai travagli della guerra si rifuggiva alla voluttà della Reggia. Ma per lo spazio di ventiquattro anni, qualche idea di superstizione o di dispetto lo rattenne dall’avvicinarsi alle mura di Ctesifonte; e la favorita sua residenza di Artemita o Dastagerda, giaceva di là dal Tigri1, sessanta miglia circa a settentrione della capitale. Gli addiacenti pascoli erano coperti di greggi e di armenti: il paradiso ossia il parco era pieno di fagiani, di pavoni, di struzzi, di caprioli e di cignali, ed alle volte si discioglievano delle tigri e de’ leoni per somministrare il piacere di una caccia più ardimentosa: si mantenevano novecento e sessanta elefanti per l’uso e il fasto del Gran Re: i suoi padiglioni ed il suo bagaglio erano portati in campo da dodicimila cammelli di razza grande e da ottomila di razza più piccola2: e le stalle reali contenevano seimila muli e cavalli, tra’ quali i nomi di Shebdiz e di Barid eran rinomati per l’agilità o la bellezza loro. Seimila guardie successivamente facevano la scolta innanzi il palazzo; al servizio degli appartamenti interni

  1. D’Anville, Mem. de l’Acad. des Inscript. t. XXXII, p. 568-571.
  2. L’una di queste razze ha due gobbe e l’altra una sola. La prima si è propriamente il cammello; la seconda il dromedario. Il cammello è nativo del Turkestan o della Bactriana ed il dromedario non nasce che in Arabia ed in Affrica. (Buffon, Hist. nat., t. XI, p. 211); Aristotile (Hist. animal., t. I, l. II, c. I; t. II, p. 185).