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storia della decadenza |
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disperazione di Foca. Poscia che sofferto egli ebbe ogni maniera di tormenti e di vilipendj, gli fu reciso il capo; ed il mutilato busto fu dato alle fiamme, nè diversamente si videro trattate le statue del superbo usurpatore, e la sediziosa bandiera della fazion verde. La voce del Clero, del Senato e del Popolo invitò Eraclio a salir sopra il trono che purificato egli avea dal delitto e dall’ignominia; dopo un qualche grazioso esitare, egli si arrese a’ loro desiri. La sua incoronazione fu accompagnata da quella di sua moglie Eudossia; e la discendenza loro fino alla quarta generazione, continuò a reggere l’Impero orientale. Facile e prospero era stato il viaggio di Eraclio; Niceta non trasse a fine la tediosa sua marcia prima che decisa fosse la lite; ma senza mormorare ei si sommise alla fortuna del suo amico, e premiate ne furono le lodevoli intenzioni con una statua equestre, e colla mano della figlia dell’Imperatore. Più difficile era il por sicurezza nella fedeltà di Crispo, di cui s’erano ricompensati i recenti servigj col comando dell’esercito di Cappadocia. La sua arroganza tosto provocò, e parve scusare l’ingratitudine del suo nuovo Sovrano. In presenza del Senato, il genero di Foca fu condannato ad abbracciare la vita monastica; e si giustificò la sentenza dall’autorevole osservazione di Eraclio, che l’uomo il quale avea tradito il suo padre, non poteva essere fedele al suo amico1.
- ↑ Si trovano varie particolarità sopra la Tirannia di Foca, e l’esaltamento al Trono d’Eraclio, nelle Cronache di Pasquale (p. 380-383), in Teofane (p. 242-250), in Niceforo (p. 3-7,) in Cedreno (p. 404-407,) in Zonara (t. II, l. XIV, p. 80-82).