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dell'impero romano cap. xlvi. |
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ch’egli affettò di risguardare come le salde colonne del suo trono. Il proditorio o fiacco loro sostegno pose in piena luce la sua debolezza e ne accelerò la caduta. Que’ della fazion verde erano i secreti complici de’ ribelli, e gli Azzurri raccomandavano dolcezza e moderazione in una contesa co’ Romani loro fratelli. Le rigide ed economiche virtù di Maurizio aveano da gran pezza alienato il cuor de’ suoi sudditi. Mentre a piedi ignudi egli camminava in una processione religiosa, fu aspramente assalito a colpi di sassi, e le sue guardie furono costrette a sporgere le ferrate lor mazze in difesa della sua persona. Un monaco fanatico scorreva le strade con una spada sguainata, intimando contro di Maurizio l’ira e la sentenza di Dio, ed un vile plebeo, vestito e foggiato come l’Imperatore fu posto a seder sopra un asino, ed inseguito dalle imprecazioni della moltitudine1. L’Imperatore prese sospetto dell’amore che portavano a Germano i soldati ed i cittadini: egli temette, minacciò, ma differì nel vibrare il colpo: il Patrizio si riparò nel santuario della Chiesa; il popolo si levò in sua difesa; le guardie disertaron le mura, e la città senza legge fu abbandonata alle fiamme ed al saccheggio di un tumulto in tempo di notte. Lo sfortunato Maurizio, appiattato insieme con la moglie ed i figli dentro di una barchetta, cercò di ricovrarsi alla spiaggia Asiatica, ma la
- ↑ Ne’ suoi clamori contro Maurizio, il popolo di Costantinopoli lo infamò col nome di Marcionito o di Marcionista; eresia, dice Teofilatto (l. VIII, c. 9) Μετα τινος ωρας ευλαβειας, ευηθης τε και καταγελασος. Era questo un vago rimprovero? oppure aveva Maurizio realmente ascoltato qualche oscuro predicante della Setta degli antichi gnostici?