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374 | storia della decadenza |
in sue mani. Nel giusto bollor dello sdegno, egli spedì ordine all’esercito del Danubio che risparmiasse i magazzini delle province, e stabilisse quartieri d’inverno nel paese nemico degli Avari. La misura delle doglianze de’ soldati era colma: essi pronunziarono che Maurizio era indegno di regnare, cacciaron via o trucidarono i suoi fidi aderenti, e, sotto il comando di Foca, semplice Centurione, con frettolose marce tornarono nei contorni di Costantinopoli.
[A. D. 602] Dopo una lunga serie di successioni legittime al trono, si rinnovarono i disordini militari del terzo secolo; tale era però la novità dell’impresa, che i sollevati si sbigottirono della propria loro temerità. Essi esitarono nell’investire della vacante porpora il lor favorito, e mentre rigettavano ogni accordo con Maurizio, tenevano un’amichevole corrispondenza col suo figlio Teodosio e con Germano, suocero del giovine reale. Così oscura era stata la condizione anteriore di Foca, che l’Imperatore ignorava il nome ed il carattere del suo rivale; ma come egli riseppe che il Centurione, tuttochè audace nel sollevamento, mostravasi timido in faccia al pericolo. „Ahimè!„ prese a sclamare fuor di speranza, „se egli è un codardo, certamente sarà un assassino„.
Nondimeno se Costantinopoli fosse rimasta ferma e fedele, l’assassino avrebbe consumato il suo furore contro le mura; e l’esercito ribelle a poco a poco si sarebbe sminuito o riconciliato mediante il senno dell’Imperatore. Durante i giuochi del Circo, ch’egli ripeteva con insolita pompa, Maurizio occultò sotto il sorriso della sicurezza, l’ansietà del suo cuore; egli condiscese a ricercare gli applausi delle fazioni, e ne blandì l’orgoglio coll’accettare da’ rispettivi loro Tribuni una lista di novecento Azzurri e di mille cinquecento Verdi,