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366 | storia della decadenza |
di Costantinopoli può misurarsi una linea di seicento miglia: segnata fu questa linea cogl’incendj e col sangue: i cavalli degli Avari si bagnavano alternamente nell’Eussino e nell’Adriatico; ed il Pontefice Romano, sbigottito dall’avvicinarsi di un più selvaggio nemico1, fu ridotto ad accarezzare i Lombardi come i protettori dell’Italia. La disperazione di un prigioniere che la sua patria ricusava di riscattare, rivelò agli Avari l’invenzione e l’uso delle macchine militari2; ma ne’ primi tentativi essi rozzamente le fabbricarono e goffamente le maneggiarono, e la resistenza di Dioclezianopoli e Berea, di Filippopoli ed Adrianopoli, ben presto pose a termine la perizia e la pazienza degli assedianti. Baiano si diportava da Tartaro; ma il suo animo non era chiuso ai sensi generosi ed umani. Egli risparmiò Anchialo, le cui salubri acque aveano ridonato il vigore alla prediletta delle sue mogli; ed i Romani confessarono che il loro esercito, cadente dalla fame, fu alimentato e lasciato partire dalla liberalità di un nemico. Stendevasi l’Impero di Baiano sopra l’Ungheria, la Polonia e la Prussia, dalle foci del Danubio a quelle dell’Oder3, e la gelosa politica del
- ↑ Baronio, Ann. Ecc., A. D. 600, n. 1. Paolo Warnefrido (l. IV, c. 38) dà contezza dell’invasione degli Avari nel Friuli, e (c. 39) della schiavitù de’ suoi antenati, A. D. 632. Gli Schiavoni valicarono il mare Adriatico, cum multitudine navium, e fecero una scorreria nel territorio Sipontino (c. 47).
- ↑ Loro insegnò eziandio a far uso dell’Elepolis ossia della torre mobile (Teofilatto, l. II, c. 16, 17).
- ↑ Gli eserciti e le alleanze del Cacano si estesero infino ai contorni d’un mare posto all’Occidente e lontano da Co-
i Franchi nel nono secolo ai servivano della denominazione latina di Alba Graeca (p. 414).