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dell'impero romano cap. xlvi. 353

e coll’indiscreta offerta di rimettere lo scettro al secondo de’ suoi figliuoli, egli sottoscrisse la propria condanna, e sacrificò la vita dell’innocente suo favorito. Si esposero ai pubblici sguardi i laceri cadaveri del fanciullo e della sua madre; si traforarono gli occhi ad Ormuz con un ago infuocato, ed il punimento del padre fu seguìto dal coronamento del suo figlio maggiore. Cosroe era salito al trono senza delitto, e la sua pietà cercò di alleviar la miseria dell’abdicato monarca; egli trasse Ormuz di prigione, lo pose in un appartamento della reggia, liberamente il provvide di tutti i sensuali conforti, e pazientemente sostenne i furiosi impeti del suo dispetto e della sua disperazione. Dispregiare ei poteva lo sdegno di un cieco ed odiato tiranno; ma vacillante era sul suo capo la tiara, sinchè non avesse sovvertito il potere od acquistata l’amicizia del gran Bahram, il quale fieramente impugnava la giustizia di una rivoluzione in cui egli stesso ed i suoi soldati, veri rappresentanti della Persia, non erano stati consultati. All’offerta di un’amnistia generale e del secondo posto nel regno, fatta da Cosroe, rispose Bahram con una lettera in cui si denominava l’amico degli Dei, il conquistatore degli Uomini, ed il nemico dei Tiranni, il Satrapo dei Satrapi, il Generale degli eserciti Persiani ed un Principe ornato del titolo di undici virtù1. Egli comanda a Cosroe figlio

  1. Ecco le parole di Teofilatto (l. IV, c. 7): Βαραμ φιλος τοις θεοις, νικητης επιφανης, τυραννων εθχρος, σατραπης μεγισανων, της Περσικης αρχων δυναμεως, etc. (Baram caro agli Dei, vincitore esimio, nemico de’ tiranni, satrapa supremo, capitano delle forze Persiane, ec. Nella sua risposta, Cosroe si qualifica di τη νοκτι χαριζομενος ομματα.... ο τους Ασωνας (i genii) μισθουμενος („d’uno che fa grazia alla